Intervista con l'Autore
-Massimo Di Taranto, a distanza di poco più di cinque mesi dopo la pubblicazione del romanzo dispotico Ucrònia, è pronto con un’altra fatica letteraria che si discosta dall’esperienza dell’ultima opera…
-Sì, effettivamente “lo spinoso caso dell’ospedale Santo Spirito” che il buon Colasanti dovrà affrontare non ha nulla a che vedere con la distonia cui ci aveva condotto il vice comandante della celere Marsili.
-Anche se rimane comunque sempre un riferimento alla precedente opera anche in quest’ultimo romanzo, sembra di capire.
-In Ucrònia Colasanti non la prende troppo bene quando il questore lo incarica di intraprendere le ricerche del collega scomparso e in “lo spinoso caso dell’ospedale Santo Spirito” riusciamo a capire chiaramente il motivo : l’indagine su talune morti sospette all’ospedale. Il 29 di novembre 1952 è una data cruciale per il commissario della omicidi, legge il diario di Marsili mentre al Santo Spirito succedono eventi cui sarebbe stato opportuno che avesse partecipato sin da subito, anziché perdere tempo con Marsili…
-Quasi che se la sentiva…
-Diciamo che ha visto giorni migliori di quella fatidica data.
-In quest’opera Colasanti ritrova tutti i personaggi con cui ha avuto a che fare nei precedenti romanzi “le indagini del commissario Colasanti” e “le verità del commissario Colasanti”.
-E’ l’opera che completa la trilogia a lui dedicata che si apre con il ritrovamento del corpo di Chiara Lombardi nel primo romanzo e termina con le morti sospette nel più antico ospedale della Capitale.
-Quindi non sentiremo più parlare di Colasanti e delle sue vicissitudini…
-E perché no? “Lo spinoso caso dell’ospedale Santo Spirito” chiude un cerchio aperto con il primo romanzo, ma ciò non significa che conclusosi questo filone narrativo il commissario più in gamba d’Italia scompaia per sempre…
-Parliamo più approfonditamente di quest’ultima opera.
-Si verificano alcuni morte sospette al Santo Spirito in un periodo non proprio roseo per la mobile capitolina, dopo il caso di Chiara Lombardi, la scomparsa mai risolta di due giovani ragazze e infine le imbarazzanti dichiarazioni di Lionello Egidi al processo in Corte d’Assise con cui inchioda alle proprie responsabilità a squadra mobile diretta da Romano ai suoi metodi molto poco ortodossi per far confessare i colpevoli di reati piuttosto efferati quale appunto quello commesso da Egidi.Le cose però, come sovente accade, non sono come appaiono e a Colasanti ci vorrà più di un anno per venire a capo dell’intera questione.
-Ma le sospette morti non sono l’unico filone narrativo dell’opera.
-No, costituiscono una trama parallela a quella che va avanti sin da “le indagini del commissario Colasanti” e che nel terzo capitolo della trilogia troverà anch’essa il suo compimento, con la risoluzione più o meno ortodossa di problematiche irrisolte portatesi avanti tra notevoli sofferenze e domande che non avevano ricevuto esauriente risposta.